Anche quest’anno sarò a Monte Sole, nel giorno e nel luogo deputato al ricordo delle stragi che nel settembre e ottobre del 1944 hanno colpito i comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi, Monzuno e numerosi altri luoghi dell’Appennino bolognese.
Quel luogo, e il ricordo dell’orrore dello sterminio che qui si è compiuto, porta in se la più viva testimonianza di quanto sia stato pesante il prezzo della nostra libertà.
Sulle nostre spalle grava ora il dovere etico e morale di ricordare – ma soprattutto di trasmettere – ciò che è stato ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai giovani. E questo dovere si fa ancora più pressante oggi, perché dopo 70 anni il mondo è ancora attraversato da terribili conflitti che non sono più confinati in Paesi lontani da ricercare sulle mappe online ma che già lambiscono le frontiere dell’Europa, ne hanno già coinvolto diverse nazioni che ora intervengono militarmente in nord Africa e in medio Oriente per fermare il dilagare di nuove forme di barbarie.
Perché la ragione non sia ancora una volta sopraffatta dalla violenza è importante ricordare e trasmettere quello che è stato.
La nostra memoria deve tornare indietro fino all’autunno del 1943. Il re è vergognosamente fuggito con tutta la sua corte, i nazisti hanno gettato la maschera di equivoci alleati e hanno rivelato la loro vocazione predatoria occupando militarmente un Paese già dilaniato da vent’anni di fascismo e tre anni di guerra, deportando o eliminando chiunque sia loro di ostacolo. Si preparano a sacrificare l’intero Paese solo per rallentare l’avanzata degli alleati da Sud e impedire loro di ricongiungersi rapidamente con l’esercito sovietico che sta arrivando da Est travolgendo efficacemente ogni ostacolo. E si prepara lo sbarco nella Francia occupata per circondare anche da Ovest la follia hitleriana che ha contagiato un intero popolo.
Monte Sole si trova al centro di una catena montuosa che separa le valli del Setta e del Reno. Lungo queste valli scorrevano le due grandi linee ferroviarie e le due principali strade che dall’Italia del sud portano in Toscana , quindi attraversano l’Appennino fino a Bologna e da lì si diramano in tutta la val Padana.
Per questa preziosa posizione strategica, per la natura del terreno e per i suoi fitti boschi, questi monti furono scelti come centro dell’area operativa partigiana. Ogni giorno i partigiani aumentavano di numero, e trovavano appoggio nella solidarietà della popolazione che offriva loro cibo, rifugio, informazioni.
Ben armati e sempre meglio organizzati e coordinati dal Comando Volontari per la Libertà, i partigiani e i nostri patrioti riuscivano a contrastare efficacemente le operazioni dei nazisti e dei loro servi fascisti.
Questa fu la ragione della feroce rappresaglia voluta dal comandante tedesco Walter Reder che decise di fare terra bruciata su tutto quel territorio per togliere ogni possibile appoggio alle brigate partigiane. Fu uno sterminio predeterminato con Hitler, pianificato con i traditori fascisti e attuato in modo implacabile, in ogni villaggio, in ogni strada, in ogni casa. Neppure i preti furono risparmiati, diverse le chiese riempite di civili inermi e fatte esplodere.
I vecchi, i malati, le donne con i loro bambini non avevano raggiunto in montagna i loro compagni in armi: erano certi di essere risparmiati. Non andò così. Su questi monti avvenne uno dei più terribili massacri della storia d’Europa.
Le testimonianze di chi è riuscito a sopravvivere sono la narrazione raccapricciante di quali orribili atrocità collettive possa essere capace un insieme di esseri umani. Ciò che accadde in Italia nei mesi tra il settembre del ’43 e l’aprile del ’45, non fu solo un conflitto bellico, non si trattò di eserciti, di battaglie fra militari. Le vittime furono bambini, anziani, infermi, religiosi, donne e uomini senza distinzione, sistematicamente rastrellati e trucidati. La più giovane di quelle vittime fu un neonato di due settimane.
La furia nazifascista, incapace di fermarsi e di arrendersi al mondo civile che ormai la circondava, si ritirava ancora convinta di una prossima riscossa, di nuove divisioni e di armi segrete e inventate da un Führer e da un Duce ormai farneticanti, risaliva il nostro Paese, lasciando dietro di sé terra bruciata e una scia di sangue, depredando ed annientando, seminando ovunque terrore e morte. Non furono queste delle – strategicamente inutili – azioni di guerra. Furono crimini contro l’umanità e, nel caso dei fascisti, contro i loro stessi compatrioti, in violazione a tutte le leggi ed a tutte le convenzioni internazionali. Non solo la coscienza dei sopravvissuti, ma la storia del nostro Paese hanno definitivamente condannato quelle azioni di crudeltà disumana, frutto di una ideologia perversa.
Ma, alzando lo sguardo da queste nostre terre dell’Appennino, non possiamo dimenticare che fra il 1943 e il 1945 furono oltre 400 le grandi stragi collettive in Italia. Oltre 15 mila le vittime civili. Terribili eccidi furono commessi anche a Sant’Anna di Stazzema, Civitella della Chiana, Gubbio, Capistrello, Caiazzo e in altre decine di paesi di tutta l’Italia del nord e del centro, fino a Roma a La Storta, a Forte Bravetta, alle Fosse Ardeatine. Nemmeno la Basilica di San Paolo fu risparmiata, violata dai traditori fascisti alla ricerca di patrioti. Dal ghetto di Roma intere famiglie di ebrei, furono deportati. Un viaggio terribile nei treni blindati per raggiungere i campi di sterminio dove già i prigionieri politici, in gran parte comunisti, venivano sterminati. Da qui pochi tornarono vivi per trovare il coraggio di raccontare quell’orrore.
Oggi Monte Sole, insieme a tutti questi altri luoghi di morte, sono divenuti luoghi di memoria e rappresentano la testimonianza più forte di ciò che avvenne, di quello che è stato e che nessun peloso revisionismo potrà mai tentare di diluire inventando fantomatiche guerre civili dove il bene e il male stavano da entrambe le parti ed altre sciocchezze, ancora più grottesche, che in questi anni hanno tentato di rifilarci i mass media berlusconiani.
In Italia c’e’ chi si è battuto per ridare libertà e dignità alla Nazione e chi per riaffermare un dominio assoluto e criminale ricorrendo a stragi e deportazioni di civili innocenti. I luoghi non si cancellano, restano per sempre, a futura memoria.
Questi luoghi sono ora un simbolo che ci permette di ricordare e trasmettere alle future generazioni, i valori fondanti della nostra Costituzione. La liberazione del popolo italiano fu conquistata con il coraggio dei nostri compatrioti insorti e con il sacrificio di molte vite umane.
Sono il luogo fisico dove si incardina la nostra Costituzione secondo le parole di Piero Calamandrei, componente della Consulta Nazionale e dell’Assemblea Costituente:
“La Costituzione è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Sandra Zampa